Negli ultimi due mesi, a causa della peste suina, in Italia sono stati abbattuti 100mila maiali destinati a produzioni d’eccellenza, come ad esempio il Prosciutto di Parma. Le telecamere di Uno Mattina sono andate nel Piacentino per fare il punto della situazione in una delle zone più colpite.
“Da anni temiamo l’ingresso di questo virus – spiega Giovanna Parmigiani, allevatrice di Confagricoltura – Abbiamo fatto enormi investimenti per la biosicurezza per scongiurare il contagio: tutti i mezzi richiedono la disinfezione nell’area che delimita l’allevamento. Noi ne abbiamo tre, abbiamo problemi anche sulle movimentazioni, che non sono consentite”. Un dispendio di tempo, energie e costi per l’azienda. “Per gli investimenti iniziali – sottolinea Parmigiani – la regione Emilia Romagna ci ha aiutato, ma molti costi li abbiamo sostenuti e li sosteniamo quotidianamente noi allevatori. Io non incasso soldi da mesi”.
“Noi di Confagricoltura Piacenza – ha dichiarato Filippo Gasparini, presidente provinciale dell’Organizzazione – riteniamo che in questo Paese ci sia stato un approccio epidemiologico superficiale, è chiaro da tempo che il vettore sia il suino selvatico. Siamo stati spettatori dei passaggi di cinghiali dalla Liguria alla Pianura Padana. Denunciamo che sia stata data molta importanza alla biosicurezza aziendale, che è sicuramente importante, ma il vettore principale è il cinghiale e chiediamo l’abbattimento o comunque il contenimento del numero di cinghiali”, ha concluso Gasparini.