Mentre le crisi geopolitica e climatica rilanciano il valore strategico della sicurezza alimentare, il negoziato Ue-Usa sui dazi si aggiorna con una nuova proroga e il futuro del bilancio europeo, a pochi giorni dalla proposte della Commissione, non offre alcuna certezza alle imprese agricole. «Oggi più che mai l’agricoltura è al centro dei sistemi produttivi e si è tornato a parlare di quanto sia strategica la sicurezza alimentare. La sfida che ci attende nel futuro, che è quella di alimentare il mondo, non ci spaventa, quello che ci spaventa è il contesto in cui ci troviamo a produrre». Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti apre l’assemblea estiva dell’organizzazione a Milano, lanciando un appello all’Europa perché rimetta la produttività al centro della Politica agricola comune.
«Dal 2050 dovremo produrre molto di più in uno scenario difficile, la crisi climatica è sotto gli occhi di tutti, quindi è fondamentale per noi leggere i fatti per dare soluzioni alle imprese. Il settore agroalimentare – rivendica il presidente – è il primo comparto dell’economia. La guerra dei dazi non è una guerra tra Ue e Usa ma è una guerra commerciale globale i cui effetti nessuno può prevedere». L’ipotesi del 10% attualmente sul tavolo «avrebbe un impatto diverso per settori, per alcuni, come il vino, può voler dire sopravvivenza».
«Lo scenario geopolitico sempre di più sta condizionando l’andamento merceologico di tutti i settori, l’aumento del costo energetico – avverte Giansanti – avrà un effetto sulle scelte produttive. A differenza di altri settori l’agricoltura garantisce stabilità nelle aree interne dell’Unione, copre il 70% delle superfici, abbandonare l’agricoltura significherebbe tornare al deserto. Alla luce di questo il sistema di regole Ue non ha senso, dobbamo produrre di più e invece produciamo regole che penalizzano la produzione. Vediamo a Gaza, senza voler fare allarmismi, cosa significa dipendere dalle importazioni».
Senza una realtà produttiva competitiva, che contempla il via libera alle nuove biotecnologie agricole e investimenti in innovazione, «non saremo mai in grado di fornire ciò che i consumatori ci chiedono, cibo sicuro e in quantità. La Cina – ricorda Giansanti – detiene metà delle scorte delle principali commodity mondiali, la Russia usa il grano come arma, il Brasile è il principale produttore di proteine. In questo scenario il ruolo dell’Europa qual è? Mettere in discussione il ruolo della Pac – prosegue Giansanti – significa non capire che l’agricoltura è una delle tre sicurezze alla base della Ue: difesa dei confini, sicurezza energetica e sicurezza alimentare. Due di questi tre obiettivi sono garantiti dagli agricoltori» e invece la Commissione «sembra voler tagliare gli investimenti sull’agricoltura e rinazionalizzare la Pac», anche se la politica agricola, ricorda Giansanti, «impatta per lo 0,3% sul Pil europeo e gli Usa hanno una dotazione finanziaria doppia rispetto alla Ue. Chiediamo stabilità deil budget, mezzi e strumenti per garantire il mercato unico».
«Sul commercio – prosegue Giansanti – non possiamo accettare la mancanza di reciprocità, è il motivo per cui diciamo no al Merosur, non posso non pensare all’impatto sull’import di carni, riso e zucchero: ci è rimasto un solo impianto e il settore è sotto attacco perché avremo sempre più importazioni da Sud America e Tailandia. Quello che spaventa non sono tanto i dazi ma le barriere non tariffarie e la svalutazione del dollaro. La guerra commerciale si gioca anche con strumenti impropri come la svalutazione. L’Europa – la conclusione del presidente di Confagricoltura – deve tornare ad avere slancio, orgoglio e visione di comunità. Scienza e ricerca applicata saranno un booster, per noi la stella polare rimane la produttività. In 10 anni siamo passati da 28 a 70 miliardi di export, per questo abbiamo bisogno di un sistema italiano ed europeo metta al centro l’agricoltura».
«L’Italia – rivendica il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – è tornata a essere la prima agricoltura d’Europa. In un mondo globale tornare a investire su un paese significa fidarsi, l’azione di governo è riuscita a garantire maggiore solidità anche a confronto con altre nazioni europee. La situazione francese e tedesca è preoccpuante per loro ma anche per noi perché sono mercati di sbocco estremamente rilevanti per il nostro export agroalimentare. Dobbiamo eliminare la parola ’guerra commerciale’ dai rapporti Ue-Usa e trovare un compromesso che vada bene a entrambi. Una politica di controdazi potrebbe portare a pagare due volte perché siamo trasformatori». Meglio quindi la “strategia della bresaola”: aprire a un aumento di materie prime come carni e soia per negoziare sui dazi.
Chiusura sul bilancio affidata al vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto: «La discussione sul bilancio è molto articolata. Il bilancio è complesso, ci sono delle risorse che ridimensionano complessivamente il bilancio rispetto alla precedente esperienza e bisogna trovare soluzioni adeguate per costruire un bilancio più moderno. Le parole chiave sono semplificazione e flessibilità, su cui abbiamo un’esperienza molto importante fatta con la revisione dei programmi 2021-27. L’idea della Commisisone – spiega – è di evitare un bilancio rigido dove le scelte fatte il primo anno debbano rimanere per tutti i sette anni perché questo non consentirebe di affrontare bene le nuove sfide determinate dalle condizioni geopolitiche alle quali assistiamo». Sui possibili tagli «non penso che ci si possa avventurare in previsioni specifiche a pochi giorni dalla presentazione delle proposte».
Fonte Il Sole 24 Ore - AgriSole