Un decreto firmato dai ministri Lollobrigida e Pichetto ha istituito il Registro dei crediti di carbonio forestali. L’Italia è il primo paese della Ue a varare questo tipo di strumento che, nell’ottica di una gestione forestale sostenibile, consente il mercato dei crediti. Allasia, “Era atteso da anni da tutto il mondo forestale. Fissate le linee guida, ora al lavoro per superare le criticità, passando dalla formazione del personale e dai piani di gestione”.
L’Italia ha varato, primo Paese nella UE, il Registro dei crediti di carbonio forestali. A istituirlo il decreto firmato dai ministri dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Il Registro pone le basi per un mercato volontario dei crediti conforme al Regolamento UE 2024/3012 sul carbon farming e permetterà di registrare e certificare i progetti di assorbimento di CO2 derivanti da una gestione forestale sostenibile. La sua gestione è affidata al CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), la piena operatività è prevista entro il 2026.
“E’ un passo avanti importante, in questo campo siamo precursori nell’Unione Europea e tutto il mondo forestale aspettava, dal 2023, questo Registro. – dichiara Enrico Allasia, presidente regionale di Confagricoltura Piemonte e presidente della federazione nazionale di Prodotto Risorse Boschive di Confagricoltura – Sono state scritte le linee guida, ma ovviamente c’è ancora molto lavoro da fare. Sarà necessaria una informazione e formazione capillare a tutta la filiera legno, sarà necessario informatizzare e digitalizzare un processo, nuovo e complicato, in grado di permettere il calcolo e il successivo caricamento dei crediti sul Registro”.
I crediti di carbonio forestali sono certificati che attestano la quantità di CO2 assorbita da progetti forestali di lunga durata, almeno ventennali; ogni credito equivale a una tonnellata di CO2 rimossa dall’atmosfera e può essere ceduto, dopo cinque anni, a soggetti interessati a compensare le proprie emissioni. Per essere iscritti nel registro, i progetti devono generare benefici ambientali aggiuntivi rispetto agli obblighi di legge e garantire uno stoccaggio a lungo termine del carbonio. Le attività ammissibili comprendono la gestione forestale sostenibile, il rimboschimento e l’imboschimento con specie autoctone, l’arboricoltura da legno, i sistemi agroforestali e l’impiego di prodotti legnosi di lunga durata (almeno 35 anni). Non sono invece ammissibili interventi compensativi già previsti dalla legge o progetti che prevedano il semplice abbandono delle pratiche colturali.
“Il Registro – prosegue Allasia – ha scritto le linee guida, resta ora da affrontare e risolvere una serie di questioni: tra queste la formazione degli operatori, e poi fare in modo che venga riconosciuto il costo del lavoro fatto per migliorare la qualità dei boschi. Un’altra criticità è legata alla frammentazione delle proprietà forestali, una caratteristica dell’Italia anche perché rispetto ad altri Paesi, come ad esempio la Francia, le foreste da noi sono concentrate quasi tutte in territori di montagna. Inoltre, solo il 34% dei territori forestali è di proprietà del Demanio, contro il 66% dei privati, e spesso è difficile coinvolgere i proprietari nelle attività di gestione forestale. Per superare questa frammentazione, un passaggio fondamentale – conclude Allasia - è la creazione dei piani di gestione forestale, che attualmente interessano, in Italia, appena il 10% delle foreste”.
Le linee guida e i criteri di certificazione dei crediti di carbonio forestali stabiliscono che ogni progetto rispetti precisi criteri di addizionalità, permanenza e sostenibilità ambientale.
L’addizionalità assicura che gli interventi vadano oltre gli obblighi normativi e che l’assorbimento di carbonio sia effettivamente incrementale rispetto alla situazione di partenza. La permanenza richiede un monitoraggio costante, con controlli periodici ogni 5-10 anni. La sostenibilità ambientale garantisce un impatto neutro o positivo su biodiversità, risorse idriche e qualità del suolo. Il decreto stabilisce inoltre che i crediti non potranno essere utilizzati nei mercati regolamentati EU ETS o CORSIA, ma esclusivamente nel mercato volontario nazionale, in coerenza con il principio di compensazione aggiuntiva.