“Le riforme sbagliate si sono susseguite nel tempo - ha detto nel suo intervento all’assemblea il presidente Massimiliano Giansanti - con il risultato di mettere sempre di più in secondo piano le questioni legate alla produzione, alla competitività, all’indipendenza alimentare. Contemporaneamente sono via via aumentati gli impegni di natura ambientale richiesti agli agricoltori, per giustificare - questa la motivazione - agli occhi dei contribuenti il sostegno finanziario destinato dalla Ue all’agricoltura. In questo modo, è aumentata a dismisura anche la complessità degli adempimenti burocratici a carico delle amministrazioni nazionali e delle imprese. Occorre anche ricordare che la Pac era arrivata, in passato, ad incidere per il 60% sul bilancio dell’Unione. L’incidenza è scesa ora al 30%, che corrisponde allo 0,4% del Pil complessivo degli Stati membri. Questo significa aver ridimensionato fortemente la capacità competitiva dell’imprenditore agricolo, che in pratica viene incentivato a non produrre, trovandosi privo di protezione e fuori mercato - ha spiegato Giansanti -. Per la Pac si impone, dunque, un cambiamento di rotta a tutti gli effetti. Anche perché il nuovo allargamento dell’Unione all’Ucraina, alla Moldavia e ad alcuni Paesi dell’area dei Balcani è insostenibile sotto il profilo finanziario. E anche l’assetto istituzionale e le regole di funzionamento dell’Unione dovranno essere rivisti”.
All’Europa gli imprenditori agricoli di Confagricoltura hanno chiesto norme all’insegna della semplificazione radicale, con aiuti adeguati alle aziende, con zero burocrazia; sostegni per i settori in difficoltà, come i seminativi, la frutticoltura, la zootecnia. E ancora, di rivedere il regolamento della Commissione sulla deroga all’obbligo di mantenere parte dei terreni agricoli incolti o improduttivi che, nonostante i miglioramenti ottenuti rispetto alla proposta iniziale, non risponde alle esigenze degli agricoltori italiani, poiché prevede una lista eccessiva di condizioni che ne riducono fortemente l’efficacia. Altri punti che sono stati dibattuti in assemblea: gli accordi commerciali con i Paesi terzi, che hanno bisogno di efficaci clausole di reciprocità in materia di sicurezza alimentare, tutela delle risorse naturali protezione del lavoro e benessere degli animali, e i controlli sulle importazioni in arrivo da questi Paesi, che vanno rafforzati.
Sotto accusa anche il Green Deal. Le proposte di regolamento presentate dalla Commissione non sono, infatti, per Confagricoltura, in grado di assicurare la coesistenza tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica delle produzioni. La situazione in atto richiede di bloccare l’entrata in vigore dei provvedimenti discussi nel corso della legislatura in scadenza, che possono minare il potenziale produttivo dell’agricoltura italiana ed europea. Tra questi, la proposta di regolamento sul ripristino della natura e quella sulle emissioni industriali, che ha vistosamente ampliato gli adempimenti a carico dei settori suinicolo ed avicolo. Va rivista anche la “Direttiva nitrati” che risale al 1991, tenendo anche conto della possibilità di utilizzare come fertilizzante il digestato in uscita dagli impianti di biogas. Ed è necessario sospendere il “trilogo” in corso sulla proposta di regolamento relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggi che può arrecare gravi ed ingiustificati danni al sistema agroalimentare italiano.
La presidente della Commissione europea ha annunciato il ritiro formale della proposta di regolamento per la riduzione, fino al 50% in media entro il 2030, dell’uso di fitofarmaci. “Una misura eccessivamente restrittiva - ha evidenziato Giansanti - che dovrebbe essere accompagnata da incentivi per favorire l’utilizzo delle nuove tecnologie, la digitalizzazione, la ricerca genetica, che oggi sono l’unico strumento per potere nel tempo salvaguardare il potenziale produttivo e allo stesso tempo andare incontro alla necessaria transizione verde”. Questo per l’immediato. È evidente, poi, che per gli anni a venire la situazione sta chiaramente evidenziando quello che Confagricoltura affermava sin dall’inizio, e cioè che questa riforma “figlia” del Green Deal comunitario e della strategia “Farm2Fork” è insostenibile per le imprese, in quanto riduce gli incentivi a fronte di maggiori impegni (e quindi costi) da rispettare a carico delle imprese stesse. Una situazione che difficilmente sta in piedi; una equazione di sostenibilità, economica, sociale ed ambientale impossibile da risolvere.
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LE DIECI PROPOSTE DI CONFAGRICOLTURA A BRUXELLES
Dal 26 febbraio è iniziato il countdown verso il 9 giugno e dopo la tappa di Bruxelles, il confronto si sposta sui territori. Confagricoltura consegnerà ai prefetti e alle Regioni il documento di posizione portato alle istituzioni Ue. Ecco i dieci punti che compongono il documento.
1. Nuovo allargamento della UE. Aumentare il bilancio destinato all’agricoltura; aggiornare gli aiuti diretti PAC all’evoluzione dei prezzi all’origine e dei redditi.
2. Cambiamento climatico. Varare il “terzo pilastro” della PAC per la gestione comune dei rischi e dei danni provocati da eventi climatici estremi; aumentare la dotazione finanziaria e rivedere il funzionamento della riserva di crisi.
3. Sicurezza alimentare. Sospendere l’entrata in vigore di provvedimenti, come il ripristino della natura e sulle emissioni industriali, in attesa delle conclusioni del dibattito in corso in Commissione europea. Va anche rivista la “Direttiva Nitrati” del 1991.
4. Riformulare la proposta sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi secondo il principio della neutralità tecnologica e tenendo conto della specificità dei prodotti destinati all’alimentazione.
5. Eliminare dalla PAC gli obblighi sulla rotazione obbligatoria, sulla destinazione non produttiva dei terreni e le sanzioni collegate.
6. Semplificazione amministrativa. Ridurre in misura incisiva gli adempimenti burocratici per gli aiuti diretti della PAC, compresi gli “ecoschemi”.
7. Reciprocità e controlli sull’import. Assicurare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare, biodiversità, tutela del lavoro e benessere animale.
8. Inserire grano e semi di girasole nella lista dei prodotti sensibili prevista nella proposta di regolamento riguardante la proroga della sospensione dei dazi sulle importazioni agroalimentari dall’Ucraina.
9. Moratoria sui crediti per migliorare la condizione di liquidità delle imprese. L’eccezionale aumento dei tassi ha coinciso, a partire dallo scorso anno, con la contrazione dei prezzi all’origine.
10. Sostenere la diffusione delle innovazioni per la competitività delle imprese e per l’affermazione di processi produttivi sempre più sostenibili.