Confagricoltura ha rappresentato le imprese agricole all’evento tenutosi nei giorni scorsi con il quale il Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare ha voluto fornire un quadro sull’attività svolta in merito al contrasto alle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare con particolare riferimento agli ultimi tre anni.
A tale proposito è stato evidenziato che dal 2022 si è passati da un sistema di controlli non programmati e sporadici ad uno sistematico con la stretta collaborazione di ISMEA.
Si è, quindi, confermato che i settori produttivi per i quali si è registrato il maggior numero di violazioni amministrative risultano essere, in ordine quantitativo, il lattiero-caseario, l’ortofrutta e le carni e che tra le tipologie di pratiche sleali accertate e sanzionate sono preminenti la modifica unilaterale del prezzo delle cessioni, il ritardo nei
pagamenti e la mancanza di contratti o accordi quadro di cessione in forma scritta.
Il Ministero, inoltre, ha rilevato come elemento considerevole che per la prima volta nella riforma della PAC viene dato ampio spazio a questa materia ed ha aggiunto che la Commissione europea in passato non è stata particolarmente incisiva nei confronti degli Stati membri, ma negli ultimi sei mesi si registra un certo impegno che va verso la previsione dell’obbligo della stipula di contratti scritti tra gli agricoltori e gli acquirenti prevedendo al contempo flessibilità per gli SM al fine di consentire loro di adeguare alcune disposizioni alle proprie realtà come ad esempio il ricorso alla mediazione.
È prevista, inoltre, un’incentivazione alle forme associative quali le cooperative e le OP.
Da parte italiana si chiede alla Commissione che la collaborazione tra Stati membri sia di fatto obbligatoria e non più volontaria, come è attualmente, nel caso di segnalazione di potenziale pratica sleale da parte di uno SM ad un altro e di introdurre sanzioni proporzionali ai volumi d’affari del sanzionato.
Resta per ora in sospeso l’equa remunerazione dell’agricoltore, ovvero l’obbligo che il prezzo del prodotto copra almeno i relativi costi di produzione.