Diminuisce drasticamente l’utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura: -44%


La riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci, certificata da Eurostat, è drastica: in Italia meno 44% in agricoltura in soli 12 anni, dal 2011 al 2023. Nel nostro settore è avvenuto un cambiamento epocale, ma è ancora poco percepito dall’opinione pubblica, spesso convinta che gli agricoltori in zone altamente coltivate, come quella mantovana, impieghino dosi massicce di pesticidi, cosa non vera.

Un percorso, quindi, virtuoso quello portato avanti dagli agricoltori italiani. L’altra faccia della medaglia, però, è il calo di produttività determinato dal fatto che i principi attivi autorizzati dall’Ue sono sempre meno e non esistono alternative reali per consentire alle piantine di crescere sane e forti e di essere sufficientemente robuste da fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico, che, come sappiamo, è capace di azzerare interi raccolti. La risposta ci sarebbe e sono le Tea, le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita, spesso erroneamente confuse con gli Ogm. Il processo è incompleto se non si investe economicamente e culturalmente sulle Tea, tecniche genomiche avanzate su cui la ricerca sta facendo progressi e che, finalmente, sta vedendo passi avanti importanti grazie alle sperimentazioni annunciate dal Masaf. In Ue, invece, siamo ancora piuttosto bloccati da ostacoli burocratici e posizioni ideologiche poco comprensibili. False credenze che hanno portato anche, in alcuni casi, a sabotare la sperimentazione e distruggere i campi in cui erano state piantate le nuove coltivazioni, gettando all’aria gli sforzi dei ricercatori e gli investimenti fatti. Confagricoltura ritiene da sempre che l’Europa debba passare a politiche incentivanti e all’autorizzazione di molecole in grado di difendere le piante con limitato impatto ambientale.

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